Poirot. Tutti i racconti. Recensione delle ultime tre storie

Scritto da Antonio Agostinacchio

31 Ago, 2020

Poirot. Tutti i racconti

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Il mio voto

(4/5)

Poirot. Tutti i racconti, Trama

Tutte le avvincenti indagini di Hercule Poirot, il piccolo detective belga dalle infallibili “celluline grigie”, nato dalla fantasia di Agatha Christie sono qui raccolte in un unico volume nel quale la vocazione narrativa della Regina del Giallo si esprime al suo meglio: storie che coinvolgono il pubblico in un raffinatissimo gioco di intelligenza accompagnate da raffinate illustrazioni d’epoca in bianco e nero.

«Ordine e metodo sono le mie divinità. A colazione, mangio solo pane tostato tagliato in quadratini precisi. Le uova – rigorosamente due – devono essere identiche nelle dimensioni. Devo confessarvi che mi chinerei a raccogliere un fiammifero gettato in un’aiuola per seppellirlo alla perfezione.»

Fin’ora vi ho parlato solo e soltanto di storie fantasy e affini, ad esempio dei primi due volumi della trilogia de La Terra Spezzata, ma oggi, un po’ per fare uno strappo alla regola, un po’ per cambiare genere di letture e soprattutto perché sono stato invitato da Timeless Hopeful Reader – che ringrazio – a partecipare al Review Party organizzato da lei, il soggetto di questo articolo sarà un libro di genere giallo, edito Mondadori per la collana Oscar Vault, dal titolo: Poirot. Tutti i racconti scritto, ovviamente, dalla regina, Agatha Christie.

Nella mia disamina tratterò, nello specifico, gli ultimi tre racconti dei cinquantanove totali presenti nella raccolta. E non perché sono stato troppo pigro per leggerli tutti, ma perché, in comune accordo con i/le blogger che hanno partecipato al Review Party, abbiamo deciso di suddividerci le storie, così da differenziare le varie recensioni. Pertanto, vi invito a fare un salto, se non l’avete già fatto, sui blog degli altri partecipanti. Di seguito vi lascio la lista, con le relative date d’uscita delle recensioni.

Poirot immagine del Review Party.
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Ma torniamo a noi. Come sicuramente già saprete, le abilità della Christie nello scrivere sono davvero eccezionali. Ognuno dei tre racconti che ho letto, dai più brevi ai più lunghi, sono scivolati via con enorme piacere. La scrittura è calibrata alla perfezione, mai pesante, ma sempre precisa nel comunicare in modo essenziale ciò che esattamente l’autrice vuole far arrivare al lettore. Con estrema abilità riesce a disseminare indizi lungo la narrazione. Indizi che durante la lettura, spesso, appaiono come elementi di cornice, semplici abbellimenti per rendere le ambientazioni, i luoghi e i personaggi più vivi agli occhi del lettore. Tuttavia, niente è lasciato al caso e quando sul finale il nostro protagonista, Hercule Poirot, illumina noi comuni mortali con le soluzioni dei casi che gli si paiono davanti, ci rendiamo conto quanto sia accurata la costruzione narrativa che, anche in racconti così brevi (alcuni brevissimi), risulta magistrale.

L’autrice riesce a giocare davvero molto bene con il non detto. Con la psicologia che ha libero sfogo nei dialoghi sempre ben riusciti e nei comportamenti che i personaggi hanno nei vari contesti in cui vengono inseriti. In ogni parola, in ogni gesto descritto, in ogni sguardo, possiamo leggere e intravedere la caratterizzazione che questi hanno. Con Poirot, ad esempio, possiamo percepire tutto l’acume, la sfacciata sicurezza e la consapevolezza intellettiva. Ma ancora, riusciamo a cogliere il suo essere elegante, galante e le sue origini di estraneo inserito in un ambiente culturalmente differente da quello di provenienza. Perché se è vero che le vicende si svolgono per lo più in territorio inglese è altrettanto vero che Poirot è belga.

La brevità intrinseca nella tipologia narrativa adottata in questo caso, il racconto, non rende sempre giustizia alle belle storie che la Christie ha in mente. Questo è dovuto, per lo più, dal genere di appartenenza. Le storie gialle hanno bisogno di spazio per svilupparsi. Gli indizi devono essere disseminati con cura e, soprattutto, il processo deduttivo che conduce l’investigatore alla soluzione, in un testo troppo breve, viene inevitabilmente ucciso. Questo porta il lettore a ritrovarsi la soluzione in mano troppo in fretta, senza aver modo di farsi una propria idea sulla vicenda. La differenza diventa evidente, ad esempio, se confrontiamo due racconti come Iris gialli e Il segreto di Greenshore. Se il primo si sviluppa in una decina di pagine, con Poirot che giunge subito alla soluzione, il secondo invece si sviluppa su cinquanta pagina e quindi dà al lettore la possibilità di vivere con più intensità lo svolgersi degli eventi e della vicenda investigativa. Di certo, ciò non toglie il fatto che i racconti, al di là della lunghezza, sono tutti molto piacevoli.

Ora, però, scendiamo più nel dettaglio parlando singolarmente dei tre racconti.

La cattura di cerbero.

È il primo dei tre che ho letto. Mi ha permesso, immediatamente, di familiarizzare con il protagonista e di iniziare a capire che tipo fosse. L’intreccio mi è piaciuto molto, come anche la risoluzione del caso. Ho apprezzato il messaggio di pace che l’autrice ha voluto comunicare. Tuttavia, la brevità della storia, undici pagine, e i cambi di scena molti dei quali tanto brevi da confondere quasi il lettore, gli hanno fatto perdere un po’ di punti. È anche vero che il salto da una scena all’altra erano fondamentali per disseminare gli indizi necessari a sviluppare la risoluzione deduttiva finale di Poirot, eppure, a mio parere, necessitavano di qualche riga in più per essere maggiormente apprezzabili.

Iris gialli.

Dei tre è il racconto che mi è piaciuto di meno. Sia, come già detto, per la velocità con la quale Poirot è giunto alla soluzione, sia proprio per la vicenda trattata. Il caso, personalmente parlando, non mi ha entusiasmato più di tanto, per quanto sia, ovviamente, scritto molto bene e piacevole da leggere.

Il segreto di Greenshore.

Il più entusiasmante fra quelli letti. La storia mi è piaciuta tantissimo per come è stata pensata. Il fatto che l’autrice lo abbia concepito con un numero di pagine superiore, le ha permesso di sviluppare meglio la vicenda. Sin dall’inizio gli indizi vengono disseminati con maestria e molti personaggi che si muovono sulla scena sono presentati magistralmente. Ho apprezzato tanto il contesto sociale che si è andato a creare nella villa di Greenshore tra i personaggi presenti nel racconto. Poter vedere i dubbi formarsi nella mente di Poirot ogni volta che si confronta con qualcuno, mi ha fatto sentire parte integrante del processo deduttivo. Ho apprezzato molto anche la risoluzione finale del caso.

In conclusione, per quanto io abbia letto solo tre dei cinquantanove racconti, mi sento di consigliare questa lettura, in quanto sono sicuro che le restati storie siano altrettanto piacevoli. Se si cerca un libro non troppo pensate, che tenga occupato, e faccia distrarre, Poirot. Tutti i racconti è quello giusto. In più, cosa non da poco, l’edizione è spettacolare. Solo il fatto di avere un volume del genere nella propria libreria, può valere l’acquisto.

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