La guerra dei papaveri, Trama
Rin ha passato a pieni voti il keju, il difficile esame con cui in tutto l’Impero vengono selezionati i giovani più talentuosi che andranno a studiare all’Accademia. Ed è stata una sorpresa per tutti: per i censori, increduli che un’orfana di guerra della provincia di Ji potesse superarlo senza imbrogliare; per i genitori affidatari di Rin, che pensavano di poterla finalmente dare in sposa e finanziare così la loro impresa criminale; e per la stessa Rin, finalmente libera da una vita di schiavitù e disperazione. Il fatto che sia entrata alla Sinegard – la scuola militare più esclusiva del Nikan – è stato ancora più sorprendente.
Ma le sorprese non sono sempre buone.
Perché essere una contadina del Sud dalla pelle scura non è una cosa facile alla Sinegard. Presa subito di mira dai compagni, tutti provenienti dalle famiglie più in vista del Paese, Rin scopre di avere un dono letale: l’antica e semileggendaria arte sciamanica.
Man mano che indaga le proprie facoltà, grazie a un insegnante apparentemente folle e all’uso dei papaveri da oppio, Rin si rende conto che le divinità credute defunte da tempo sono invece più vive che mai, e che imparare a dominare il suo potere può significare molto più che non sopravvivere a scuola: è forse l’unico modo per salvare la sua gente, minacciata dalla Federazione di Mugen, che la sta spingendo verso il baratro di una Terza guerra dei papaveri.
Il prezzo da pagare, però, potrebbe essere davvero troppo alto.
«Voglio nascondermi. Voglio che qualcuno mi dica che sarò al sicuro, che questo è solo uno scherzo, un brutto sogno.»
In quel momento si rese conto che per tutto quel tempo aveva giocato a fare la soldatessa, fingendo di essere coraggiosa.
Cosa comporta la guerra e quali conseguenze ha sulle persone coinvolte?
Questa è la premessa sulla quale si basa l’opera prima della Kuang. La guerra dei papaveri è un romanzo fantasy crudo, che ci mostra – senza mezzi termini – quanto la guerra possa essere spaventosa. Ci proietta in un mondo orientaleggiante e ci mette nei panni di un’orfana di guerra, Rin, che cerca una scappatoia da una vita infelice, dalla famiglia che l’ha adottata ma che la usa come una pedina per i propri interessi.
La ricerca della felicità la spinge nelle braccia di un mondo militare, ben più difficile e meno idilliaco di quanto avesse creduto.
La prima parte del romanzo è un preludio alla seconda parte. Lentamente prepara Rin, e insieme a lei il lettore, alla guerra che verrà.
Sin dall’inizio, il mondo creato dalla Kuang è un mondo estremamente crudo in cui la violenza, in tutte le sue forme, ne fa da protagonista. Rin e il lettore impareranno a conoscere questa violenza. La sperimenteranno piano piano finché non diventerà parte di loro, finché la guerra non distruggerà l’intero mondo di Rin.
Guarderemo la protagonista cambiare a causa dell’esperienze brutali che affronterà, prendere decisioni difficili pur di eliminare la debolezza del fisico e diventare una macchina da guerra.
Uno stile un po’ acerbo.
È un romanzo non esente da difetti. Personalmente ho notato subito fosse il libro d’esordio di una scrittrice alle prime armi. Si capisce dal mondo in cui gestisce la narrazione e compone le scene. C’è molto raccontato, particolarmente nella prima parte del romanzo. Vi sono diversi riassunti delle giornate all’accademia, intervallate da parti più mostrate e dirette.
A mio avviso, una narrazione calibrata di più sullo show don’t tell, avrebbe reso il prodotto finale ancora più godibile. Perché la storia è molto affascinante, riesce a catturarti sin dall’inizio, sia grazie al mondo peculiare creato dalla Kuang, sia per i personaggi ben inseriti sulla pagina.
Rin, una persona vera.
Rin è un personaggio che mi è piaciuto perché non è il classico eroe perfetto, piatto e monocorde. Ma neanche quello insulso che prende decisioni senza né capo né coda e agisce a caso soltanto per movimentare la narrazione e portare avanti la trama del libro.
Rin è un’orfana di guerra alla ricerca di qualcosa di meglio. È un personaggio che vuole sfuggire dalla vita insulsa che il destino ha scelto per lei e porta avanti l’obiettivo con caparbietà. Combatte con le unghie e con i denti per questo scopo. Lo fa per lasciare il suo villaggio e approdare in accademia. Lo fa in accademia per non perdere tutto quello che si è guadagnata. Lo fa in guerra per salvare sé stessa e gli altri. Questo la porterà a prendere decisioni anche coraggiose e difficili e non sempre condivisibili.
Rin non si arrende mai davanti a niente, cerca sempre una via, un modo per andare avanti. Non sempre questo la porterà a fare la cosa giuste, sbaglierà (come tutti) e proverà a provi rimedio.
Divinità e sistema magico.
Nella guerra dei papaveri il sistema magico è basato sul potere sciamanico, ovvero la capacità di alcuni individui di entrare in contatto con le divinità e farsi controllare da essere. Ogni divinità manifesta poteri diversi e ha conseguenze diverse sul corpo e la psiche degli utilizzatori.
La cosa più bella è il limite di questo potere. Infatti, gli dèi non sono oggetti nelle mani degli uomini, ma sono gli uomini dei contenitori che permettono agli dèi di scendere sulla terra e scatenarsi.
Le divinità non sono elementi secondari della storia, anzi, sono il motore stesso della storia, ciò che ha dato origine ad alcune dinamiche all’interno del mondo creato dalla Kunag e, sono sicuro, sarà un aspetto che verrà approfondito ancora di più nei due volumi successivi della trilogia.
Conclusione
Per concludere, La guerra dei papaveri è un libro che è riuscito a intrigarmi tanto da costringermi a chiudere un occhio su uno stile che non amo particolarmente, anzi. È capitato molto volte che ho lasciato romanzi a metà a causa di una scrittura che non mi ha permesso di entrare nella storia. Tuttavia, la trama di questo romanzo è così affascinante che anche un aspetto per me importante come lo stile è passato in secondo piano.