«Sono passati mille anni da quando il Senza Nome è stato confinato nelle profondità dell’Abisso. Ma ormai il suo risveglio è vicino, i Wyrm si sono destati e i Grandi dell’Ovest hanno fatto la loro comparsa. In un mondo i cui Oriente e Occidente si accusano di eresia e in cui il credo stesso delle religioni verrà messo in discussione, gli uomini si devono rivelare più forti del previsto per sopravvivere al fuoco che verrà.»
Dopo le recensioni sui primi tre volumi della saga de L’Attraversaspecchi, eccoci di nuovo con un’altra recensione. Il libro di cui parleremo oggi è Il Priorato dell’Albero delle Arance di Samantha Shannon. High Fantasy auto-conclusivo, edito in Italia dalla Oscar Vault a cui vanno i miei più sinceri complimenti, che sfiora le 800 pagine e su cui Jay Kristoff, tra l’altro autore di Nevernight, dice: «Giove onnipotente! Questo libro è fantastico.». Forse non con lo stesso entusiasmo, anche io mi sento di considerare questo un libro piuttosto buono, con una storia elaborata e ricca e che attinge a piene mani, come dice la stessa Shannon nelle note, ai miti sepolti nelle religioni del presente e del passato.
Infatti, proprio sulle leggende getta le fondamenta la struttura stessa del mondo ideato dall’autrice. Per quanto sia un High Fantasy, non troveremo delle religioni basate su divinità ancestrali o personificazioni della natura stessa, bensì su credi alla cui base c’è l’idolatria verso, o figure storiche esistite nel mondo fantastico o i Draghi dell’Est.
C’è un grande richiamo a Il Signore degli Anelli, per quanto riguarda il forte dualismo tra bene e male, qui figurato rispettivamente dai Draghi dell’Est, immaginati dalla Shannon col corpo serpentino, senza ali e acquatici e i temibili Wyrm, quelli ben più comuni, sputafuoco e alati.
Nell’opera ha una posizione di primo piano la figura della donna che è certamente più preponderante di quella dell’uomo. Ci ritroveremo davanti personaggi femminili forti, ognuno a suo modo, capaci di affrontare ciò che la vita ha in serbo per loro. Entreremo a contatto con diverse sfumature di donne: dalle reggenti alle guerriere, dalle maghe alle corsare, passando per nobili e medici. Anche la sessualità verrà affrontata a 360°, attraverso relazioni omosessuali ed eterosessuali, con le prime più al centro delle vicende.
La storia si dipanerà attraverso quattro punti di vista e un continuo spostamento tra Oriente e Occidente. Prenderemo le veci di due donne: Ead Duryan e Tanè e di due uomini: Arteloth “Loth” Beck e il vecchio alchimista Niclays Roos. I capitoli saranno divisi non per personaggio, bensì per posizione geografica (Oriente, Occidente, Meridione e via discorrendo).
Riguardo al romanzo ho un parere generale piuttosto positivo, anche se, personalmente parlando, solo in alcuni punti mi sono sentito davvero eccitato per ciò che stavo leggendo. Ma andiamo con ordine.
Personaggi
Credo siano tutti caratterizzati davvero molto bene, dai principali fino ai secondari. Ognuno ha una propria voce e proprie caratteristiche ben definite che ti spingono ad affezionarti. Se proprio devo trovare una nota negativa, dico che ho trovato sotto certi aspetti Ead e Tanè un po’ troppo simili.
Ambientazione
Il mondo creato dalla Shannon è fantastico, vivo e non parlo solo delle descrizioni ben accurate che ti fanno immergere nelle città, nel deserto, nei mari e nelle foreste, ma proprio a livello di vita. Il mondo va avanti autonomamente al di là dei personaggi principali. Mentre i nostri eroi si muovono, intorno tutto muta in un vortice continuo che li spinge a prendere decisioni fino a quel momento inaspettate. Anche gli intrighi di corte sono ben pensati ed elaborati, cosa mai scontata e banale.
Intreccio e Trama
Mi è piaciuta, anche se forse c’è del potenziale non espresso al 100%. Per quanto il Senza Nome sia un nemico alla Sauron, tacciato come il male assoluto che vuole distruggere il mondo senza un motivo ben preciso, è tutto il contorno a renderla un’opera davvero avvincente. Le leggende che ci sono dentro, il passato che si mescola con il presente. Sebbene i colpi di scena, personalmente, non mi hanno fatto sobbalzare più di tanto dalla sedia e non per la loro banalità, perché banali non sono.
Per concludere, è un romanzo piacevole, che potete leggerlo se non state cercando il capolavoro. Forse all’inizio vi troverete un po’ spaesati nel seguire tutti i punti di vista, ma è questione di familiarizzare col racconto. Avrei preferito che alcune parti del romanzo fossero state approfondite di più, specialmente per quanto riguarda la figura di Tanè in un dato preciso della sua storia. Se fosse stata trattata un po’ meglio, credo avrebbe avuto un impatto più forte sul lettore, anche perché, sulle prime pagine era proprio lei il personaggio che più apprezzavo.