La Quinta Stagione. Recensione de La Terra Spezzata vol 1

Scritto da Antonio Agostinacchio

24 Mag, 2020

Instagram

Telegram

TikTok

Il mio voto

(5/5)

La Quinta Stagione, Trama

È iniziata la stagione della fine. Con un’enorme frattura che percorre l’Immoto, l’unico continente del pianeta, da parte a parte, una faglia che sputa tanta cenere da oscurare il cielo per anni. O secoli. Comincia con la morte, con un figlio assassinato e una figlia scomparsa. Comincia con il tradimento e con ferite a lungo sopite che tornano a pulsare.

L’Immoto è da sempre abituato alle catastrofi, alle terribili Quinte Stagioni che ne sconquassano periodicamente le viscere provocando sismi e sconvolgimenti climatici. Quelle Stagioni che gli orogeni sono in grado di prevedere, controllare, provocare. Per questo sono temuti e odiati più della lunga e fredda notte; per questo vengono perseguitati, nascosti, uccisi; o, se sono fortunati, sono presi fin da piccoli e messi sotto la tutela di un Custode, nel Fulcro, e costretti a usare il loro potere per il bene del mondo.

È in questa terra spezzata che si trovano a vivere Damaya, Essun e Syenite, tre orogene legate da un unico destino.

«È una terra ordinaria come tutte le altre. Montagne e altopiani, canyon e foci di fiumi: le solite cose. Usuale in tutto, tranne che per dimensioni e dinamismo. Si muove molto, questa terra. Come un vecchio che giace irrequieto nel letto, si solleva e sospira, si contrae e scorreggia, sbadiglia e deglutisce. Allora, gli abitanti di questo continente lo hanno chiamato Immoto

Eccoci a un nuovo appuntamento con: “Una finestra sul fantastico” in compagnia de La Quinta Stagione, primo volume della trilogia de La Terra Spezzata di N. K. Jemisin. Fantasy dalle forti valenze distopiche, edito in Italia dalla Oscar Vault, è un romanzo che merita senza se e senza ma i tre premi Hugo vinti: originale nella trama e nel mondo, una voce narrativa unica e un intreccio da capogiro.

Il nostro connazionale Valerio Evangelisti ha detto in merito: «Non è da tutti sovvertire un genere letterario, dagli un nuovo inizio da cui non si potrà più prescindere. N. K. Jemisin ci è riuscita, rinnovando la narrativa fantastica a colpi di genio, di approfondimento, di complessità psicologica e sociale. E non si dica che questa non è Letteratura solo perché appassiona. Sarebbe provincialismo. Le protagoniste di questa storia rimarranno nella mente dei lettori come i grandi archetipi letterari femminili.».

E mi trovo d’accordo con Evangelisti quando dice che è una lettura che appassiona, ma non per questo è meno complessa, anzi. La voce narrante che la Jemisin usa è così particolare, al di là delle scelte tecniche (l’utilizzo del tempo presente, le parentesi e in alcuni casi la seconda persona), che se non si fa attenzione si finisce per essere schiacciati dal suo peso. Ogni parola, punteggiatura, interruzione è inserita per un motivo e l’autrice, si dalle prime pagine, chiede chiaramente al lettore il suo impegno e la sua partecipazione attiva per scrivere questa storia. E ne sono la dimostrazione i silenzi, i non detti, il raccontato che non rivela mai apertamente ciò che succede e come succede. Gli indizi sono seminati tra le righe, vanno colti con attenzione per intuire qualcosa, ma per quanto uno si sforzi, arrivati alle pagine conclusive non può che rimanere colpito dalla complessità dell’intreccio narrativo che ci viene posto davanti e quando finalmente lo vediamo sciogliersi come un nodo che ci era sembrato troppo ostico anche solo per provarci, ne rimaniamo abbagliati.

Come mio fare non rivelerò nulla della trama, perché concedo a te lettore il piacere di scoprirla; io voglio soltanto dirti quanto La Quinta Stagione sia un libro che merita, magari non fa per tutti o per quelli che in questo momento cercano una lettura più leggera, e bada bene a livello di struttura delle frasi o di vocabolario non è niente di ostico, la complessità sta nello stile di scrittura dell’autrice che, soprattutto all’inizio, può spaesare un po’. Tuttavia garantisco che una volta entrati nel mondo creato dalla Jemisin, difficilmente riuscirai a uscirne. L’Immoto è qualcosa di così particolare e curato nei minimi dettagli, a livello geologico quanto politico e sociale, che sorge spontaneo chiedersi: come ha pensato tutto questo? Lo ha sognato? E quanto tempo ci ha impiegato per elaborare il tutto fino a tirar fuori qualcosa di ordinato e coerente?

C’è anche da dire che, se si è bravi a leggere tra le righe, si può cogliere l’attualità del romanzo, si possono vedere le radici scendere nelle profondità del periodo storico che stiamo vivendo e della nostra società. Perché ne La Quinta Stagione si parla di uomini che hanno distrutto la terra; di cambiamento climatico; del pianeta che si ribella all’uomo; del razzismo verso le minoranze e dell’irrazionalità delle persone davanti alla paura o alle difficoltà.

Vivremo la storia attraverso gli occhi di tre donne orogene (persone capaci di controllare la terra, dai sismi all’assestamento delle placche): una bambina, una ragazza e una madre. Il tempo verbale usato è il presente e se per i primi due punti di vista viene utilizzata la terza persona, per l’ultimo è la seconda a esser stata scelta.

Adesso analizziamo i nostri soliti tre punti.

Personaggi

Oltre alle tre protagoniste, ognuna ben caratterizzata, anche tutti i personaggi secondari che compaiono sulla scena sono entusiasmanti. Penso ad Alabaster un orogeno dall’enorme potere, importante perché ci mostra l’effetto che atteggiamenti razzisti hanno sulle persone prese di mira. O penso a Schaffa, un Custone del Fulcro (un’associazione che controlla gli orogeni) che, per quanto si veda poco nella scena, ogni volta che compare cala sul lettore un senso di paura da mettere i brividi. Perché i custodi sono strani, calmi ma nella loro calma si può percepire una follia e una pericolosità che dormono sotto la superficie pronte a esplodere.

Ambientazione

Come già accennato, l’Immoto è vivo. Credo non ci sia definizione più bella di questa. È un mondo profondo sotto ogni aspetto: politico, sociale, storico, scientifico, magico. Ogni tassello si collega all’altro alla perfezione dando vita a un mondo, appunto, vivo.

Intreccio e Trama

Ammetto che la trama è forse la parte “meno” bella del libro e dico meno bella perché tutto il resto è fantastico. Gli avvenimenti si susseguono, ma poiché è il primo di una trilogia si vede chiaramente che ha avuto una funzione introduttiva. È stato pensato per prendere il lettore è farlo entrare nelle dinamiche del mondo, farlo famigliarizzare con i personaggi in previsione di ciò che verrà in seguito. Qualcosa di grosso bolle in pentola, ma ancora cosa non è per nulla chiaro. Al di là di questo, non me la sento di penalizzarlo per un trama che, per forza di cose, doveva essere introduttiva.

Forse non c’è neanche bisogno di dirlo, ma io lo faccio lo stesso. La Quinta Stagione è un libro che va letto se sei un amante del fantasy e ti piacciono le storie moderne, perché questo è un libro che si distacca dai grandi classici del genere. Consigliatissimo.

Sempre dello stesso editore ho letto altri due libri. Il primo è Il Priorato dell’Albero delle Arance, High Fantasy auto-conclusivo, il secondo invece è Loki, Il Giovane Dio dell’Inganno della Marvel.

Potrebbe interessarti anche…

La repubblica dei ladri. Recensione Vol. 3 dei Bastardi Galantuomini

La repubblica dei ladri. Recensione Vol. 3 dei Bastardi Galantuomini

Doveva essere il colpo più clamoroso della loro carriera, invece si è rivelato un clamoroso fiasco. Così Locke e il suo fedele compagno Jean sono riusciti a malapena a salvare la pelle. Almeno, Jean ci è riuscito: Locke sta morendo, avvelenato in modo lento ma inesorabile da una sostanza che nessun alchimista o dottore può combattere. Ma quando la fine sembra ormai vicina, una donna misteriosa offre a Locke un’opportunità che potrà salvarlo, o ucciderlo.

I pirati dell’Oceano Rosso. Recensione Vol. 2 dei Bastardi Galantuomini

I pirati dell’Oceano Rosso. Recensione Vol. 2 dei Bastardi Galantuomini

Dopo un violento combattimento con la malavita che li ha quasi uccisi, Locke e il suo fedele compare Jean fuggono dalla città in cui sono nati e approdano agli esotici lidi di Tal Verrar per curarsi le ferite. Ma neppure all’estremità occidentale del mondo civilizzato possono riposare, e presto tornano a dedicarsi a ciò che sanno fare meglio: rubare ai ricchi e intascare il ricavato.

Pin It on Pinterest

Share This